Nel libro: “La mia autobiografia” Charles Chaplin cita diverse volte la famiglia Einstein. Una di queste racconta di quando, a Los Angeles, assistettero alla prima di Luci della città, facendosi largo nel corso gremito di gente per parecchi isolati.
Einstein e la seconda moglie Elsa iniziarono la loro relazione nel 1912 e si sposarono il 2 giugno 1919. Le loro madri erano sorelle, mentre i loro padri erano cugini ed Elsa alla nascita aveva anche lei lo stesso cognome: Elsa Einstein.
Los Angeles Theater, 30 Gennaio 1931 |
In un altro capitolo del libro Chaplin ricorda la nascita della Teoria della Relatività Generale, così come gli venne raccontata nel corso di una cena a casa sua:
“La prima volta che incontrai Einstein fu nel 1926, quando venne in California per una serie di conferenze. Io ho una teoria, secondo la quale scienziati e filosofi non sono che dei romantici idealisti che hanno incanalato le loro passioni in un’altra direzione. Questa teoria si adattava benissimo alla personalità di Einstein. Aveva l’aria del tipico tirolese, nel miglior senso della parola, affabile e giovanile. E benché i suoi modi fossero calmi e gentili, sentii che nascondevano un temperamento estremamente emotivo, e che era da questa fonte che proveniva la sua straordinaria energia intellettuale.
Fu Carl Laemmle degli studi Universal a telefonare per informarmi che il professor Einstein desiderava conoscermi. Rimasi elettrizzato. Ci trovammo dunque a pranzo nella sede della Universal, il professore, sua moglie, la sua segretaria Helene Dukas e il suo assistente Walter Meyer. La signora Einstein parlava un ottimo inglese, assai migliore di quello del marito.
Dopo pranzo la signora Einstein mi tirò in disparte e sussurrò: - Perché non invita il professore a casa sua? So che gli piacerebbe moltissimo scambiare quattro chiacchiere in santa pace, tra noi. –
Dato che la signora Einstein mi aveva pregato di non fare le cose in grande, invitai solo altri due amici. A cena ella mi raccontò la storia del mattino in cui suo marito aveva concepito la teoria della relatività. Disse che il dottore era sceso in vestaglia, come sempre, ma aveva appena toccato colazione. – Capii subito che qualcosa bolliva in pentola e gli chiesi quale problema fosse a tormentarlo. «Cara» disse lui «Ho un’idea formidabile, un’idea fantastica! » «Allora per l’amor del cielo, dimmi di che si tratta» dissi io «Non tenermi così in sospeso.»
«E’ difficile» disse lui «La devo ancora sviluppare.» -
Mi disse che continuò a suonare il piano e a prendere appunti per circa mezz’ora, poi salì nel suo studio, informandola che non voleva essere disturbato, e vi rimase due settimane.
«Tutti i giorni gli mandavo su i pasti» disse « e la sera faceva una passeggiata igienica e poi tornava al suo lavoro.»
«Finalmente» disse, uscì dallo studio: era pallidissimo. «Ecco qua» disse stancamente posando sul tavolo due fogli di carta. E quella era la teoria della relatività.”http://en.wikipedia.org/wiki/Einstein_family
http://www.cosediscienza.it/fisica/10_einstein.htm
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