sabato 16 novembre 2013

129. Radio per tutti

Prima di scrutare i misteri delle radiocomunicazioni riescirà forse interessante riepilogare per sommi capi le principali fasi storiche di questa giovane scienza
Inizia così il libro dell’ Ing. Ernesto Montù – RADIO PER TUTTI – Ulrico Hoepli, 1924, che nell’introduzione si sorprende del fatto che “Ogni giorno accade di parlare con conoscenti, amici, estranei che guardano increduli e trattano da visionario che dice loro che ovunque nel nostro Paese si possono ormai udire i concerti e le notizie che Londra, Parigi, Berlino e altre metropoli Europee trasmettono quotidianamente a ore prestabilite.
 
In Italia la prima trasmissione radiofonica sarà verso la fine dello stesso anno di pubblicazione del libro  (6 Ottobre 1924) con la voce di Maria Luisa Boncompagni. È un programma composto di musica operistica, da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico e notizie di borsa.
La radiostoria inizia con le prime ricerche di Heinrich Hertz del 1879 (anno di nascita di Albert Einstein):
Hertz scoprì l’azione reciproca di due circuiti elettrici oscillanti per mezzo di onde elettriche. Il lettore non si spaventi di questi termini tecnici forse un po' ostici: uno di questi due circuiti, quello trasmettente, era un semplice rocchetto di induzione collegato con due punte metalliche in modo che tra di esse scoccavano delle scintille; l'altro, quello ricevente, era un semplice cerchio di metallo interrotto in un punto e provvisto di una impugnatura isolata. Ad ogni scintilla che scoccava tra le punte del circuito trasmettente, Hertz constatò che corrispondeva una piccolissima scintilla nel punto di interruzione dell'anello anche se questo era situato a qualche metro di distanza. Ciò poteva solo avvenire perché nell'anello veniva indotta una debole corrente e questa a sua volta doveva essere prodotta dalle onde elettriche che la scintilla del circuito trasmettente produceva nell'etere.
Prima di Hertz, nel 1867, il fisico inglese Maxwell, studiando la propagazione delle onde luminose e calorifiche, aveva enunciato che luce e calore sono forme di energia elettromagnetica ed aveva preconizzato l'azione a distanza di una scintilla per mezzo di onde propagantisi nell'etere. Le sue teorie si basavano su calcoli matematici; la sua morte avvenuta nel 1879 gli tolse la possibilità di vederle confermate sperimentalmente.
Gli esperimenti di Hertz, infatti, non solo provarono l'esattezza delle teorie di Maxwell, ma dimostrarono che nell'etere potevano essere generate delle onde non solo da una sorgente di luce, ma anche da una sorgente elettrica. Con dispositivi speciali che qui non interessa illustrare, Hertz poté provare infatti che le perturbazioni dell'etere causate dalle scintille hanno un moto oscillatorio e si propagano colla medesima velocità della luce. Egli poté inoltre provare l'analogia tra onde elettriche e onde luminose col riflettere, rifrangere e far convergere le onde elettriche per mezzo di specchi, prismi e lenti.
Hertz, che purtroppo morì giovanissimo    a soli 37 anni nel 1894  — non pensò a una applicazione della sua scoperta a scopi di segnalazione: egli aveva però costruito  in embrione il primo complesso radiotrasmettente e radioricevente.
 
Il libro prosegue raccontando del ventiduenne Guglielmo Marconi che nel 1896 si reca in Inghilterra munito di un apparecchio completo di telegrafia senza fili. Nel 1897 riesce a trasmettere a 15 chilometri, nel 1899 attraverso la Manica tra South Foreland e Boulogne, nel 1901 a 300 chilometri tra l'isola di Wight e la nave Lizard.


 
In quasi 400 pagine, con 193 illustrazioni e 6 tabelle, spiega che cosa sono le radioonde, come si trasmettono, come si ricevono e come funzionano i relativi apparecchi.
 

Si accenna anche a futuri sviluppi di trasmissioni a distanza,
 
come - la Televisione:
 
Una applicazione che forse non tarderà è quella della visione a distanza. In un non lontano avvenire sarà possibile non solo udire, ma contemporaneamente vedere ciò che avviene lontano.
Non solo potremo udire come già ora, l'esecuzione di un'opera in un teatro, ma vedremo altresì tutto ciò che avviene sul palcoscenico e nella sala.
Potremo da casa seguire lo svolgimento di qualunque avvenimento sportivo che ha, luogo a centinaia di chilometri di distanza.
Come potrà ciò essere possibile?
Un apparecchio ritrarrà la scena che si vuol trasmettere: in questo apparecchio di presa i raggi luminosi provenienti da tutti i punti della scena andranno ad impressionare in un dato ordine di successione un elemento fotoelettrico, cioè una specie di pila che genera una corrente la cui intensità varia a seconda della intensità, luminosa del raggio che la colpisce. La corrente prodotta sarà quindi una corrente pulsante con la quale sarà possibile modulare una corrente ad alta frequenza, come si fa per la, radiotelefonia.
Nella. stazione ricevente questa corrente verrà nuovamente rivelata e applicata a una sorgente di luce la cui intensità luminosa varierà a seconda della intensità della corrente. Questi raggi luminosi verranno distribuiti su uno schermo nel medesimo ordine di successione come per la presa e riprodurranno quindi la scena che si svolge davanti all'apparecchio di presa della stazione trasmettente.
Questo il principio teorico per mezzo del quale si può considerare la televisione fondamentalmente risolta.
 
o come  - il cinema parlante o Fonofilm:
 
Dall'America giunge la notizia che è ormai un fatto compiuto l'introduzione di una pellicola parlata negli spettacoli cinematografici di New York.
Il sistema concepito dallo stesso de Forest, si basa sul principio seguente: registrazione fotografica simultanea dei suoni e delle immagini sulle pellicole cinematografiche.
Le emissioni sonore degli attori cinematografici, i quali in questo caso debbono parlare come su un palcoscenico ordinario, sono raccolte da un microfono speciale che le trasforma in correnti elettriche come avviene in un telefono comune. Queste correnti sono amplificate alcune migliaia di volte e servono a modulare una corrente ad alta frequenza prodotta da un generatore analogo a quello che si impiega nel telefono senza fili. Le correnti così ottenute trovano un tubo riempito dì gas speciale che emette delle radiazioni azzurre, come in una lampada a mercurio. L'intensità luminosa irradiata dal gas varia proporzionalmente e istantaneamente col variare della corrente. Concentrando il fascio di luce, che esce dal tubo, sul margine della pellicola cinematografica, si possono registrare i suoni simultaneamente alle immagini. La fotografia dei suoni si presenta allora come una sottile striscia, striata di righe orizzontali la cui opacità varia secondo l'intensità della luce che l'ha impressionata.
Al momento della proiezione, per eseguire l'operazione inversa, cioè riprodurre i suoni secondo la fotografia, si proietta durante lo svolgimento della pellicola un fascio di luce qualsiasi, ma di una notevole intensità, sulla striscia che riproduce i suoni. Questo fascio luminoso, la cui potenza illuminante varierà con l'opacità delle strisce che ha traversato, viene a cadere sopra una pila foto-elettrica che possiede la proprietà di lasciar passare più o meno corrente elettrica secondo che è più o meno illuminata. Così la pila trasforma di nuovo in corrente di intensità variabile il suono fotografato sulla pellicola.
 
Montù riesce a fornire una precisa fotografia del periodo e a inserire una quantità di informazioni impressionante, comprese le varie legislazioni vigenti all’epoca.

In Italia i primi studi e le prime prove sperimentali di trasmissioni televisive furono effettuate a Torino a partire dal 1934, città che già ospitava il Centro di Direzione dell'EIAR (successivamente RAI). In seguito, l'EIAR stabilirà una sede a Roma, nel quartiere Prati, dove realizzerà la storica sede di Via Asiago 10 e a Milano in Corso Sempione.
 Il 22 luglio del 1939 entra in funzione a Roma il primo trasmettitore televisivo da 2 kW presso la stazione trasmittente EIAR di Monte Mario, che effettuerà per circa un anno regolari trasmissioni utilizzando lo standard a 441 linee sviluppato dalla Telefunken in Germania. Nel settembre dello stesso anno un secondo trasmettitore televisivo della potenza di 400 W viene installato a Milano sulla Torre Littoria (oggi Torre Branca) ed effettua trasmissioni sperimentali in occasione della XI Mostra della Radio e della XXI Fiera Campionaria di Milano.