Lavoravo con John Wheeler come assistente ricercatore: assieme tirammo fuori una nuova teoria sulla luce, che cercava di spiegare l’interazione tra atomi distanti; all’epoca sembrava una cosa interessante. Allora Eugene Wigner, che si occupava dei seminari, suggerì di tenerne uno per parlare di quella teoria, e Wheeler disse che, siccome ero giovane e non avevo mai tenuto un seminario, sarebbe stata l’occasione buona per cominciare. Così quello fu il mio primo seminario tecnico.
Un paio di giorni prima della data prevista incontrai Wigner nel corridoio. « Feynman, il lavoro che sta facendo con Wheeler mi sembra davvero notevole: ho invitato Russell alla conferenza.» Henry Norris Russell, il celebre astronomo sarebbe venuto a sentirmi!
« Credo che interesserà anche il professor von Neumann,» proseguì Wigner. John von Neumann, il massimo matematico vivente! « E siccome e’ giunto ora dalla Svizzera il professor Pauli, ho pensato di invitare anche lui …» - Wolfgang Pauli era un fisico famosissimo, e io intanto impallidivo a vista d’occhio - « quanto al professor Einstein, lei sa che partecipa molto di rado ai nostri seminari, ma data la rilevanza del vostro lavoro ho pensato di comunicarlo anche a lui: verrà senz’altro.»
A quel punto dovevo essere di un verde intenso, perché Wigner mi rassicurò: « non si inquieti! E voglio avvertirla che se il professor Russell si addormenta – capiterà di sicuro – non significa che la sua conferenza non valga niente. Lui dorme sempre, ai seminari. Quanto al professor Pauli, se dovesse annuire continuamente, come se concordasse con tutto, non ci badi. Ha il morbo di Parkinson.»
Andai da Wheeler ad elencargli le personalità che sarebbero venute alla conferenza, e a confessargli i miei timori. « Ma non si preoccupi Feynman! Se ci saranno domande, risponderò io.»
Preparai il testo, e finalmente il grande giorno arrivò. Entrai nell’aula, e mi comportai subito da giovane inesperto: scrissi troppe equazioni sulla lavagna. Un debuttante non sa come spiegare: « Varia inversamente a …, ovviamente, e qui la proporzione …», ma il pubblico lo sa, lo ha già capito. Il pivello no.
Mentre scrivevo le equazioni, prima che arrivasse il pubblico, arrivò Einstein, tutto sorridente: « Salve, sono venuto ad ascoltare la sua conferenza. Ma mi dica dov’e’ il tè?» Glielo dissi e ripresi a scrivere equazioni.
Finalmente scoccò l’ora della conferenza: erano tutti lì in attesa, quei geni mostruosi! Mi avrebbero fatto a polpette!
Ma poi accadde un miracolo, che si sarebbe ripetuto spesso nella mia vita, e per il quale mi ritengo molto fortunato: nel momento in cui comincio a pensare alla fisica, nella mia mente non esiste altro, divento immune da ogni ansia. Una volta iniziato a parlare, non sapevo più chi fosse presente nell’aula. Spiegavo la mia idea e basta.
Finii di parlare, e fu il momento delle domande. Iniziò Pauli seduto vicino a Einstein: « non credo che qvesta teoria possa essere corretta, per qvesto, qvesto e qvest’altro motivo,» e poi, rivolto ad Einstein: « e’ d’accordo anche lei, professor Einstein?»
« Nooo.» Era un no cortese, molto garbato e molto tedesco.
Il più bel no che abbia mai sentito.
Feynman R. “Il piacere di scoprire”, Adelphi, pag. 240
Feynman R. “Sta scherzando, Mr. Feynman!”, Zanichelli, pag. 71
Giugno 1947: W.Lamb e J.Wheeler (in piedi), A.Pais, R.Feynman, H.Feshbach, J.Schwinger